1 luglio 2009
Il Pacchetto sicurezza, orrore per orrore
Il 2 luglio il parlamento approverà il Pacchetto sicurezza criticato perfino da Gianfranco Fini. Domani la Rete contro il Pacchetto sicurezza organizza un sit in al Senato. Un'analisi delle misure del ddl 733, orrore per orrore. Dopo mesi di discussioni, rinvii e voti di fiducia che hanno ignorato ogni forma di protesta, il governo Berlusconi si appresta ad approvare definitivamente in senato il disegno di legge 733, noto come «pacchetto sicurezza»: una legge che nega i diritti fondamentali delle persone, siano esse migranti o native. Intanto oggi, perfino il presidente della camera Gianfranco Fini, dalla Spagna, è tornato a esprimersi sui provvedimenti contenuti nel ddl. «Sarebbe immorale dire subito ‘sei clandestino, ti rimando al tuo paese’. Sarebbe come condannare una persona a morte». «E’ assolutamente indispensabile – ha dichiarato Fini – distinguere chi chiede asilo politico: i rifugiati non possono essere automaticamente equiparati ai clandestini. L’equiparazione automatica farebbe meno la dignità della persona umana». A questo proposito il presidente della Camera ha citato anche il caso di alcune norme contenute nel ddl sicurezza all’esame del Senato che obbligano i medici a denunciare i migranti: «E’ necessario distinguere tra immigrazione regolare e clandestina. Tuttavia anche per gli irregolari vale il principio base della nostra cultura, prima sono uomini e poi immigrati. Non è accettabile che venga messa in secondo piano la dignità della persona rispetto alla condizione di legalità o meno del proprio status». Domani, la Rete contro il pacchetto sicurezza convoca un sit-in davanti al senato, dalle 15,30 in poi. «Crediamo – dicono quelli della Rete – che sia necessario sentirsi tutte e tutti coinvolti in quanto sta accadendo, creare spazi di dibattito sempre più ampi e moltiplicare le iniziative di protesta in ogni città, a partire dalle giornate di discussione e approvazione del pacchetto sicurezza. Vogliamo prendere la parola, per lottare insieme, italiane e italiani e migranti, a partire dai nostri territori, perché desideriamo una società aperta all’incontro tra tutte le differenze, perché l’unica sicurezza che vogliamo è libertà e diritti per tutte e tutti». http://nopacchettosicurezza.noblogs.org/
Pubblichiamo di seguito un articolo di Fulvio Vassallo Paleologo, pubblicato su Carta N.23, che riprende gli aspetti più pericolosi del disegno di legge che sarà approvato il 2 luglio.È ormai imminente l’approvazione del disegno di legge sulla sicurezza. A meno di contrasti interni alla maggioranza, entro il mese di luglio il parlamento approverà un provvedimento che non si rivolge soltanto contro i migranti, regolari o irregolari che siano, ma stravolge i principi sui quali si basa lo Stato di diritto scaturito dalla Costituzione. Uno stravolgimento di consolidati principi che trova conferma in altri provvedimenti che il governo si accinge ad approvare.
L’indipendenza della magistratura
A fronte dell’ingolfamento degli apparati giudiziari, derivanti dalla sanzione penale di una miriade di comportamenti attribuibili agli immigrati irregolari, e tra breve anche ai cittadini che dissentono, si stanno introducendo, con un separato provvedimento legislativo, modifiche al Codice di procedura penale che permetteranno ai vertici giudiziari e al ministero della giustizia un ferreo controllo delle decisioni della magistratura sui provvedimenti relativi alla libertà personale dei migranti, con il superamento del principio della promozione di ufficio dell’azione penale, con il trasferimento dei poteri dai magistrati alla polizia giudiziaria, con la gerarchizzazione degli uffici giudiziari, con l’ampliamento delle funzioni dei giudici di pace in materia di provvedimenti sulla libertà, e con la introduzione dei giudici elettivi, come richiesto dalla Lega nord. Un attacco senza precedenti alla indipendenza della magistratura e alla garanzia della legge «uguale per tutti».
Un diritto penale speciale
Si stanno costituendo le condizioni per un processo penale speciale per i migranti. Ed è già definito il quadro di un nuovo diritto penale speciale. che non si limita agli immigrati, ma coinvolge tutti i cittadini, con il ricorso alla sanzione penale totalmente rimessa alla discrezionalità amministrativa per sanzionare i comportamenti più frequenti nelle situazioni di conflitto sociale. Va in questa direzione la reintroduzione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale, che costituirà in futuro un arma potentissima in mano alla polizia per mettere sotto processo qualsiasi persona, migrante o cittadino, che abbia comportamenti qualificati discrezionalmente come offensivi per l’autorità. Un passaggio decisivo dallo stato di diritto allo stato di polizia. Il reato di clandestinitàL’introduzione del reato di immigrazione clandestina, seppure sanzionato da una pena pecuniaria, costituisce una rilevante rottura del principio di eguaglianza affermato dall’art. 3 della Costituzione dato che coloro che si troveranno in una condizione di irregolarità non potranno fare valere in giudizio i propri diritti e i propri interessi legittimi come previsto dall’art. 24 della Costituzione, che riguarda tutti gli esseri umani e non soltanto i cittadini.
Detenzione amministrativa ed espulsione
Il prolungamento dei tempi della detenzione amministrativa fino a sei mesi viola la riserva di giurisdizione stabilita dall’art. 13 della Costituzione poiché snatura la funzione dell’internamento nei Centro di identificazione ed espulsione [Cie], misura non più finalizzata all’esecuzione delle misure di allontanamento forzato, ma vera sanzione per una condizione soggettiva di irregolarità, applicabile, anche con successivi internamenti, nei confronti di chi non ha commesso alcun reato. La sanzione del reato di immigrazione clandestina consentirà inoltre alle autorità di polizia di detenere e allontanare dal territorio i migranti privi del permesso di soggiorno senza applicare le garanzie procedurali [a partire dal diritto di difesa] previste dalla direttiva comunitaria sui rimpatri, che stabilisce la priorità dei rimpatri volontari e limita i casi di detenzione amministrativa alle ipotesi nelle quali non siano possibili altre forme di limitazione della libertà di circolazione.
La denuncia del lavoro nero
L’introduzione del reato di immigrazione clandestina comporterà anche uno stravolgimento di quanto previsto dall’art. 2 del Testo Unico sull’immigrazione che riconosce a tutti, quale che sia la loro condizione di soggiorno, i diritti fondamentali della persona. La certezza dell’allontanamento forzato, a seguito della scoperta della condizione di irregolarità, potrà impedire anche le già modeste possibilità di denuncia dei caporali e dei datori di lavoro in nero, limitando l’accesso alle misure di protezione sociale previste dall’art. 18 del Testo Unico sull’immigrazione n.286 del 1998, sempre più rimesso alla discrezionalità delle autorità di polizia.
Il diritto d’asilo negato
Il reato di immigrazione clandestina costituirà un ulteriore ostacolo per l’accesso alle procedure di protezione internazionale e permetterà, in caso di diniego sulla prima istanza, un allontanamento forzato verso paesi che non rispettano i diritti fondamentali della persona. In contrasto con quanto previsto dalle convenzioni internazionali e dalle direttive comunitarie, si introduce come regola la detenzione amministrativa dei richiedenti asilo costretti all’ingresso irregolare dalla mancanza di qualsiasi possibilità di ingresso legale.
La salute e la scuola
Con l’entrata in vigore delle norme che inaspriscono le sanzioni penali per gli immigrati privi di permesso di soggiorno non sarà possibile neppure riconoscere un figlio, avere accesso alle cure mediche senza il rischio di essere espulsi, rivendicare la retribuzione per il lavoro prestato. Diventerà impossibile per i figli di immigrati irregolari completare i corsi di studio oltre la scuola dell’obbligo. Le nuove norme consegnano i migranti irregolari a una condizione di sfruttamento servile che si sta estendendo rapidamente. Il disegno di legge sulla sicurezza cancella gli orientamenti giurisprudenziali che avevano escluso la sanzionabilità penale degli immigrati irregolari che dopo l’ordine di allontanamento si erano trattenuti nel territorio nazionale per un «giustificato motivo», come la mancanza di documenti, o di mezzi economici per fare rientro nel paese di origine.
Il permesso di soggiorno «a punti»
La previsione di un permesso di soggiorno «a punti» che i migranti regolari possono perdere sulla base di valutazioni discrezionali delle autorità di polizia, in caso di mancato rispetto del cosiddetto «accordo di integrazione», viola l’articolo 10 della Costituzione, che afferma il principio secondo cui spetta alla legge la definizione della condizione giuridica dello straniero. Tutti gli immigrati, anche quelli regolari, diventano così «ostaggio» delle autorità di polizia.
Le mafie e le collusioni
Le scelte proibizioniste dei governi che chiudono ai migranti le vie di ingresso legale ed effettuano respingimenti collettivi, vietati a livello internazionale, verso Stati che non rispettano i diritti dell’uomo, e in particolare il diritto di asilo, alimentano le mafie che speculano sulla domanda di mobilità delle persone, con frequenti collusioni tra le organizzazioni criminali e le autorità che nei paesi di transito sono preposte ai controlli di frontiera.
Nuclei di difesa legale
In un paese in cui il sistema elettorale nega la rappresentanza politica a milioni di cittadini, mentre si escludono dalla cittadinanza e dal diritto di voto gli immigrati, si ripropone l’esigenza di individuare e praticare nuove prassi di difesa e di aggregazione sociale che riuniscano migranti e cittadini. In questa prospettiva va svelata l’utilizzazione del diritto penale nel controllo, e ora sanzione, del conflitto sociale, mentre dovranno essere contrastate sul territorio, anche attraverso l’organizzazione di osservatori indipendenti e nuclei di difesa legale, le diverse forme di razzismo istituzionale. E dovrà crescere e diventare capillare la capacità di denuncia delle nuove norme di fronte alla Corte costituzionale e alle corti internazionali.
Fulvio Vassallo Paleologo Università di Palermo
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