mercoledì 3 dicembre 2008

la religione e le guerre

CRONACA DI UN GIORNO DI GUERRA.....
Gaza, in azione l'artiglieria israeliana
tanks in movimento verso il confine............
Strage in due moschee affollate......................
L'operazione "Piombo Fuso" è entrata oggi nell'ottavo giorno e l'incursione di terra appare ormai prossima. L'artiglieria dell'esercito israeliano sta attaccando da est e i carri armati si stanno muovendo. Colpite due moschee a Jabaliya e Beit Lahia: almeno 27 morti. I miliziani islamici dicono di aver respinto un tentativo di infiltrazione israeliana al confine. Bush preme per un cessate il fuoco duraturo, sotto il controllo internazionale. Ripresi anche i lanci di razzi dalla Striscia. Allarme Onu: "L'emergenza a Gaza è sempre più grave". Domani missione Ue in Medio Oriente per cercare di arrivare alla tregua.
17:45 Moschea Jabaliya, 13 morti ...................
Sono 13, tra cui due fratelli di 10 e 12 anni, i palestinesi morti nella moschea del campo profughi di Jabaliya centrata dai missili israeliani. Sessanta persone sono rimaste ferite e 16 sono in gravi condizioni, secondo quanto riferito da fonti mediche. La moschea, che al momento del bombardamento accoglieva più di 200 fedeli impegnati nella preghiera serale, è stata completamente distrutta. Le forze israeliane, durante l'offensiva in corso sulla Striscia di Gaza, hanno distrutto numerose moschee, considerate un luogo in cui vengono nascoste armi.
17:44 Quattro palestinesi uccisi in un raid a Rafah
Altri quattro palestinesi sono stati uccisi in un raid a Rafah, all'estremità meridionale della Striscia. Sono 19 i palestinesi rimasti uccisi nei raid di oggi.
17:33 Corteo Milano, bruciata anche bandiera Usa..............
Alla fine della preghiera in piazza Duomo, alcuni manifestanti hanno bruciato un'altra bandiera, questa volta degli Stati Uniti. Un rappresentante della comunità palestinese è intervenuto strappando dalle mani di alcuni giovani il vessillo per evitare che proseguissero ma è stato allontanato a spintoni. Intanto, in mezzo alla piazza, altre persone stanno bruciando bandiere israeliane.
17:31 Aggiornato il bilancio delle vittime ........................
Al Jazeera ha aggiornato il bilancio delle vittime, salite a 457 morti e oltre 2300 feriti, mentre secondo la tv Al Arabiya i morti sono 465.
17:28 Moschea Beit Lahya, per sito palestinese 14 morti
Sarebbe di almeno 14 morti e di oltre 50 feriti il bilancio della strage avvenuta questa sera in una moschea affollata di fedeli a Beit Lahya, nel nord della Striscia di Gaza. Lo ha riferito il sito internet palestinese 'Maan', precisando che, al contrario di quanto reso noto in precedenza, la moschea è stata colpita da un missile lanciato da un caccia e non dall'artiglieria di terra israeliana.
17:26 Corteo Torino, uova contro sede associazione Italia-Israele
Uova contro la sede dell'associazione Italia-Israele, a Torino. Le hanno lanciate alcuni manifestanti che partecipano al corteo organizzato per protestare contro l'intervento militare nella striscia di Gaza. Alla manifestazione, scandita dal grido "Israele assassino", partecipano molti immigrati di origine araba, compreso un gruppo di donne che sfilano con un loro striscione. Il corteo, che davanti al municipio del capoluogo piemontese ha osservato un minuto di silenzio, sta ora proseguendo per le vie del centro. Gli organizzatori intendono raggiungere la sede della Rai.
17:25 Trento, presidio di protesta in piazza .....................
Un presidio di protesta contro le violenze in corso nella Striscia di Gaza si è tenuto nel pomeriggio a Trento, nella piazza del Duomo. Attivisti del Centro Sociale Bruno con striscioni, esponenti di partiti della sinistra radicale e una maggioranza di immigrati, hanno lanciato slogan chiedendo di fermare gli scontri e in solidarietà al popolo palestinese.
17:23 Jabaliya, moschea affollata da almeno duecento fedeli ............
Secondo le prime ricostruzioni, almeno una decina di cadaveri sono stati estratti dalle macerie della moschea di Jabaliya centrata da un missile israeliano. Alcuni testimoni hanno fatto sapere che al momento dell'impatto c'erano oltre 200 fedeli raccolti in preghiera all'interno della moschea. Tra le vittime, secondo i medici, ci sarebbero anche due fratellini di 10 e 12 anni. Sedici i feriti, tra cui almeno una quindicina in condizioni gravi.
17:21 Corteo Roma, via Bissolati sbarrata a protezione El-Al ..........
A Roma il corteo si è fermato a largo Santa Susanna, perché come annunciato dagli organizzatori stanno giungendo altri manifestanti ne il corteo adesso raggiunge circa le 2mila persone. La manifestazione passerà per via Barberini mentre la parallela via Bissolati è completamente sbarrata dai blindati dei carabinieri perché a pochi metri c'è la sede della compagnia di bandiera israeliana El Al. Nonostante gli slogan duri al momento il corteo sta sfilando pacificamente.
17:19 Moschea Beit Lahya, almeno nove morti e 60 feriti ......................
E' di almeno nove morti e 60 feriti il bilancio fornito dalla Cnn della strage in una moschea della striscia di Gaza colpita da un missile israeliano. La Cnn ha mandato in onda le prime immagini dei soccorsi, citando fonti mediche palestinesi. La moschea in questione si trova a Beit Lahya.
17:16 Corteo Milano, preghiera in arabo a piazza Duomo .................
Preghiera in piazza Duomo, per i manifestanti che questo pomeriggio hanno protestato, per le vie del centro, contro i raid israeliani nella striscia di Gaza. Alcune centinaia, di persone stanno pregando inginocchiati verso palazzo Reale, mentre un loro rappresentante predica in arabo con due megafoni. Intorno alla piazza gruppi di manifestanti, per lo più italiani, gridano slogan contro Israele.
17:04 Raid israeliano contro moschea a Jabaliya, uccisi 10 palestinesi
E' di almeno dieci palestinesi uccisi il bilancio dell'ultimo raid aereo israeliano avvenuto contro una moschea nella città settentrionale di Jabaliya. A renderlo noto sono fonti mediche e testimoni oculari.
16:58 Moschea di Beit Lahia si aggrava il bilancio, 6 morti e 20 feriti
Si aggrava il bilancio delle vittime nella moschea di Beit Lahia, colpita da un missile israeliano. Secondo la tv satellitare araba Al Jazeera ci sarebbero almeno 6 morti e 20 feriti palestinesi.
16:47 Torino, un migliaio a corteo anti-Israele ........................
Sfila anche a Torino la protesta contro l'intervento militare di Israele nei territori della striscia di Gaza. Il presidio organizzato dall'assemblea 'Free Palestine' a Porta Palazzo si è trasformato in un corteo spontaneo. Qualche centinaio i partecipanti alla marcia, che ha raggiunto il Municipio e sta ora proseguendo lungo via Pietro Micca, dove ha sede l'associazione Italia-Israele.
16:45 Ccolpita moschea a Beit Lahya, tre morti e decine di feriti
L'artiglieria israeliana ha colpito una moschea nella località di Beit Lahya, nel Nord della Striscia di Gaza. Nel bombardamento, come hanno riferito testimoni, ci sarebbero sinora tre morti e decine di feriti. Continuano intanto le operazioni di soccorso per estrarre altri feriti da sotto le macerie.
16:42 Gaza, missile su moschea a Jabalya, 10 morti ...................
Un missile israeliano ha centrato una moschea a Jabalya. Ci sarebbero dieci morti. A renderlo noto sono fonti mediche e testimoni oculari.

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Appello del mondo intellettuale italiano contro
l’aggressione israeliana a Gaza
31 dicembre 2008

È di poche ora fa la notizia che il governo israeliano, capeggiato da un leader sconfitto e corrotto, Ehud Olmert, ha rifiutato la pur tardiva richiesta dell’Unione Europea, di concedere alla popolazione di Gaza stremata, una tregua umanitaria di 48 ore nell’operazione militare che, con proterva arroganza, è stata chiamata Piombo fuso. La notizia ci addolora e ci indigna; ma non ci sorprende. Il governo israeliano sta passando, nei confronti dei palestinesi, dalla politica della persecuzione a quella della eliminazione. Come non vedere negli eventi in corso, non da oggi, una tremenda analogia con quello che il popolo ebraico ha subìto? Ma le ingiustizie patite non danno titolo, né morale né politico, a produrre altre ingiustizie ai danni dei più deboli. Come operatori nel mondo della ricerca, dell’università, della scuola, della comunicazione, delle arti, dello spettacolo, intendiamo denunciare l’informazione menzognera dei media; e, d’altro canto, la viltà – e talora complicità – della classe politica italiana (con impercettibili distinguo nel suo seno).
Non paghi di aver, nel corso dell’anno, tributato grandi onori allo Stato d’Israele, che festeggiava il suo 60°, dimentichi che quello stesso anniversario ricordava, agli altri, gli arabi di Palestina, la catastrofe del loro popolo (la Nakba), politici, opinionisti, organizzatori culturali (insomma ,“l’élite italiana”), stanno ora di nuovo dimostrando una stupefacente smemoratezza e una disonestà che lascia allibiti. D’altronde con “l’unica democrazia del Medio Oriente”, come si continua a ripetere, l’Italia (e la Comunità Europea) ha accordi pesanti di collaborazione militare, politica e scientifica.
Mentre le bombe continuano a falciare vite, nel pieno delle festività di fine anno, e si minaccia un attacco di terra, da noi, in nome di un conclamato quanto ingannevole spirito di equidistanza si pongono sullo stesso piano i razzi sparati sulle città del Sud di Israele con l’osceno massacro in atto a Gaza. E, adottando la posizione israeliana e statunitense, si chiede ad Hamas di cessare le azioni militari, come passo indispensabile per ottenere una tregua. Si accusa Hamas, che non si dimentica mai di etichettare come “organizzazione terroristica” (il che non cancella i nostri dissensi politici e per molti aspetti ideali, da Hamas), di aver rotto la tregua in atto da tempo: mentendo, perché durante quella “tregua” fittizia, numerosi palestinesi sono stati uccisi dagli israeliani, i quali hanno anche rapito e sequestrato ministri (in numero di 8) e del legittimo governo di Hamas e deputati del Parlamento (15), nell’indifferenza della “comunità internazionale”.
Si insiste sul fatto che Hamas si è “impadronita” di Gaza con le armi, dimenticando che Hamas ha vinto libere elezioni, e un colpo di Stato (con il sostegno israeliano, statunitense e gli applausi europei), gli ha negato il governo del Paese, usando Abu Mazen se non come un Quisling, un vero collaborazionista, certo come una sponda utile. Si accetta la versione dell’attaccante che ci “informa” di colpire solo obiettivi militari, e si finge di non sapere che fra tali obiettivi sono sedi universitarie, ospedali, moschee. Si deplorano i morti civili (secondo stime ufficiali dell’Onu al 25% della popolazione nei primi giorni dell’attacco israeliano, molti dei quali adolescenti e bambini, ai quali è impedita la stessa possibilità di cura, per mancanza di medicinali e di strumentazione, a causa del blocco israeliano), ma si dimentica che da anni Gaza è il più grande campo di concentramento a cielo aperto del mondo. E che ebrei sono – questo il terribile paradosso – gli aguzzini di quel campo, mentre arabi sono gli internati, ai quali, da anni, vengono negati i più elementari diritti, a cominciare dal diritto stesso alla sopravvivenza.
Il blocco di Gaza è una delle pagine più buie di Israele, a cui noi non chiediamo nulla, convinti che la sua politica sia destinata a produrre effetti contrari a quelli perseguiti e che l’odio che sta seminando non solo nella regione, ma in tutto il mondo, non potrà che accrescersi e produrre conseguenze disastrose per uno Stato che ritiene di poter governare tutto secondo il principio della forza, non solo rispetto ai palestinesi, ma all’intera comunità internazionale, della quale si fa beffe (si pensi al mancato rientro di Israele nei confini pre-1967, malgrado le innumerevoli risoluzioni dell’Onu). E abbiamo pietà degli israeliani che oggi festeggiano i circa 400 palestinesi uccisi nelle prime ore dell’operazione Piombo fuso. La loro danza macabra testimonia come un’intera società possa corrompersi moralmente (compresa la gran parte dei cosiddetti intellettuali israeliani dissidenti), sotto il segno della guerra permanente.
La guerra odierna è tutt’altro che improvvisata: proprio come due anni e mezzo fa, nell’estate 2006, soltanto un vaghissimo pretesto fu trovato nella cattura di un soldato israeliano da parte di Hezbollah, per l’infelice attacco al Libano, oggi il pretesto sono i razzi Kassam sparati da Gaza. Questa guerra che gli stolti salutano come benefica, oggi, porterà a loro – e purtroppo ad altri – nuove morti, nuove distruzioni, nuove sofferenze, allontanando ogni possibile pace.
Chiediamo a quanti operano nei nostri ambienti di adoperarsi, con tutti i mezzi a loro disposizione, per denunciare l’occultamento e il capovolgimento della verità che, assecondando la campagna propagandistica israeliana, che ha accuratamente preparato il terreno per l’attacco, si sta mettendo in campo: oggi, più che mai, la propaganda non è un semplice strumento di guerra: è essa stessa guerra. E nell’asimmetria delle “nuove guerre”, questa scatenata da Israele sul finire di un anno terribile, passerà alla storia, forse, come la guerra ai bambini.
A noi rimane lo strumento della denuncia affinché davanti all’“informazione” manipolata e corriva, abbia libero corso il sapere critico, la riflessione informata, l’educazione delle coscienze. Ora, per avviare la nostra mobilitazione, ribadiamo che all’intellettuale spetta il duro compito, se vuole salvare non la propria “genialità”, ma la propria “dignità”, di gridare sui tetti la verità. Studieremo, nei prossimi giorni, eventuali iniziative comuni, per portare avanti la nostra azione. Ma fin d’ora, anche se servisse a poco e a pochi, pensiamo di non poter rimanere inerti, complici o succubi, davanti alle immagini che ci giungono da Gaza sotto le bombe, alle carni martoriate di quei bimbi innocenti, alle macerie fumanti di una comunità che non si arrende, e che, perciò, rischia l’annientamento, mentre noi stappiamo le nostre preziose bottiglie di champagne.

Angelo d’Orsi (Storico, Università di Torino)

Prime adesioni
Massimo Zucchetti (docente Politecnico di Torino, Comitato Scienziati e Scienziate contro la guerra)
Franca Balsamo (sociologa, Università di Torino)
Diana Carminati (storica, già Università di Torino)
Carmen Betti (storica, Università di Firenze)
Alfredo Tradardi (organizzatore culturale, International Solidarity Movement, Ivrea-Torino)
Alexander Höbel (storico, Università di Napoli Federico II)
Marco Albeltaro (dottorando in Storia, Università di Torino)
Gianfranco Ragona (storico, Università di Torino)
Massimo Sestili (insegnante e studioso di storia, Roma)
Emanuela Irace (giornalista indipendente, Roma)
Renato Caputo (dottorando in Filosofia, Università di Urbino)
Lorena Barale (studiosa di storia, archivista, organizzatrice culturale, Torino)
Antonio Santoni Rugiu (storico, già Università di Firenze)
Domenico Losurdo (filosofo, Università di Urbino)
Piero Bevilacqua (storico, Università di Roma Sapienza)
Giovanna Savant (dottoranda in Storia del pensiero politico, Università di Torino)
Gesualdo Maffia (dottorando in Storia, Università di Genova)
Fulvio Grimaldi (giornalista e documentarista indipendente, Roma)
Joséphine Errante (zootecnica, già Università di Torino)
Valentina Conti (editore – AE Edizioni, Ancona; assessore Cultura Comune di Jesi)
Alessandra Dino (sociologa, Università di Palermo)
Daniela Marendino (archivista, studiosa di storia, Torino)
Francesca Chiarotto (dottoranda in Studi Politici, Università di Torino)


Il testo dell’appello sarà postato, nei prossimi giorni, sul sito www.historiamagistra.it con l’elenco degli aderenti aggiornato.
Per aderire: info@historiamagistra.it


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parole senza tempo


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Lo dobbiamo da ebrei


Discorso del Rabbino Mordechi Weberman per la manifestazione della Coalizione Palestinese per il Dritto di Ritrono (Al-Awda NY/NJ)
tenutasi il 26 luglio 2002 davanti al Consolato Israeliano


"Ci sono che ci chiedono il perché della nostra partecipazione al corteo dei palestinesi. Perché manifestiamo con la bandiera palestinese in mano ? Perché sosteniamo la causa palestinese ?
“Siete ebrei !” ci dicono, cosa state facendo ?
E la nostra risposta, che vorrei condividere con Voi oggi pomeriggio, è molto semplice.
E' PRECISAMENTE PERCHE' SIAMO EBREI CHE STIAMO MANIFESTANDO CON I PALESTINESI, ALZANDO IN MANO LA BANDIERA PALESTINESE.
E' PROPRIO PERCHE' SIAMO EBREI CHE STIAMO CHIEDENDO IL RITORNO DEI PALESTINESI ALLE LORO CASE E LA RESTITUZIONE DELLE LORO PROPRIETA.!
Sì, la nostra Torah ci obbliga ad essere giusti. Siamo obbligati a perseguire la giustizia. E cosa c'è di più ingiusto del programma del movimento sionista, in atto da un secolo, di invadere le terre di un altro popolo, di espellere la gente ed espropriarla dei suoi beni ?
I primi sionisti hanno dichiarato di essere un popolo senza terra, diretto verso una terra senza popolo. A parole, un'impresa innocente. Ma le parole erano totalmente e profondamente false.
La Palestina era una paese appartenente ad un popolo. Un popolo che stava sviluppando una consapevolezza nazionale.
Per noi non vi è alcun dubbio che se i profughi ebrei fossero arrivati in Palestina non con l'intenzione di dominare, non con l'intenzione di crearvi uno Stato degli Ebrei, non con l'intenzione di espropriare, non con l'intenzione di spogliare i palestinesi dai loro diritti fondamentali, essi sarebbero stati i benvenuti dei palestinesi, godendo della stessa ospitalità che popoli musulmani avevano offerto agli ebrei durante il corso della storia. E in tale caso, saremmo vissuti insieme come ebrei e musulmani sino vissuti insieme in precedenza, in pace ed armonia.
Amici musulmani e palestinesi nel mondo, Vi prego di ascoltare il nostro messaggio:
Ci sono ebrei in questo mondo che sostengono la Vostra causa. E quando diciamo di sostenere la Vostra causa, non ci riferiamo ad alcun piano di spartizione come quello proposto nel 1947 dall'ONU che non aveva alcun diritto di farlo.
Quando diciamo di sostenere la Vostra causa non intendiamo i progetti di spartire la Cisgiordania e di tagliarla in pezzi, come fu proposto da Barak a Camp David e non ci riferiamo alle proposte di offrire giustizia per meno del 10% dei profughi.
Noi intendiamo niente meno che la restituzione della Palestina intera, Gerusalemme inclusa, alla sovranità dei palestinesi !
A questo punto, principi di equità richiedono che saranno i palestinesi a decidere se gli ebrei e quanti di loro rimarranno nel Paese.
Questa è l'unica strada che potrà condurre ad una vera riconciliazione.
Ma noi andiamo oltre. NOI riteniamo che non sarà sufficiente riconsegnare le terre ai loro proprietari legittimi. Non ce la caveremo con questo.
Occorre chiedere scusa al popolo palestinese, in modo chiaro e preciso. Il sionismo Vi ha fatto un torto. Il sionismo Vi ha rubato le Vostre case. Il sionismo Vi ha rubato la Vostra terra.
Facendo queste dichiarazioni, noi dichiariamo davanti al mondo che siamo il popolo della Torah, che la nostra religione ci obbliga ad essere onesti e a comportarci con equità, ad essere giusti, fare del bene ed essere gentili.
Abbiamo partecipato a centinaia di manifestazioni a favore dei palestinesi durante gli anni passati ed ovunque andiamo, gli organizzatori ed i partecipanti ci salutano con il consueto calore dell'ospitalità orientale. Che atroce bugia dire che i palestinesi in particolare ed i musulmani in generale avrebbero in odio gli ebrei ! Voi odiate l'ingiustizia, non gli ebrei.
Non abbiate paura, amici miei. Il male non potrà trionfare per molto tempo. L'incubo sionista si sta per finire. Si è consumato. Le sue recenti brutalità sono il rantolo del malato terminale.
Noi e Voi vivremo ancora quando arriverà il giorno che ebrei e palestinesi si abbracceranno, per celebrare la pace, sotto la bandiera palestinese a Gerusalemme.
Ed infine, quando il Redentore dell'umanità sarà arrivato, le sofferenze di oggi saranno dimenticate da molto tempo, rimosse dalle benedizioni del presente."

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